- 27 Marzo 2019
L’Unione Europea sta lavorando per dare un taglio netto alle emissioni inquinanti e ai gas serra. I dati rilasciati durante l’Accordo di Parigi sono chiari: se vogliamo evitare che le temperature salgano ancora, dobbiamo dare un taglio del 40% alle emissioni. Entro il 2030, tra circa dieci anni quindi.
Per raggiungere l’ambizioso obiettivo, ciascun Paese deve rispettare certi limiti sulla CO2 prodotta. Dal canto loro, le case automobilistiche devono abbassare il livello delle emissioni nei nuovi modelli di auto. Purtroppo, l’impresa potrebbe essere più difficile di quanto previsto all’inizio. Vediamo insieme cosa dovrà l’Italia nei prossimi anni e quali sono i possibili problemi.
Il 2021, il 2025 e il 2030 saranno tre anni importanti per le case automobilistiche che operano in Europa. Il Pacchetto Mobilità della Commissione UE prevede infatti una grossa riduzione delle emissioni di CO2. Nel 2021 scatterà il primo step del processo: tutte le nuove auto dovranno tenersi entro i 95 g/km di emissioni. Nel 2030, tutti i veicoli prodotti dovranno produrre il 30% in meno di emissioni rispetto al 2021. Per garantire il raggiungimento dell’obiettivo, ci sarà una tappa intermedia nel 2025.
L’UE prevede multe salate per i costruttori che si faranno trovare impreparati nel 2021. Secondo le previsioni di PA Consulting, le sanzioni potrebbero raggiungere un totale di circa 3,9 miliardi di euro. Molti gruppi industriali stanno infatti annaspando nel tentativo di produrre vetture poco inquinanti, belle e potenti. Esaminando i progressi fatti negli ultimi anni, Honda e Suzuki risultano tra le realtà virtuose. Pare però che ci saranno poche case automobilistiche a fare loro compagnia.
Nonostante la severità delle norme europee, i limiti di CO2 previsti per il 2025 e il 2030 potrebbero non essere uguali per tutti i Paesi. C’è stato infatti un accordo tra Commissione, Parlamento e Consiglio UE. Al centro della discussione c’è stato il ruolo delle auto elettriche nel taglio delle emissioni, la loro diffusione attuale e quella futura.
Le auto elettriche e ibride giocano un ruolo centrale nella riduzione delle emissioni entro il 2030. Consentono infatti di muoversi in tutta libertà senza produrre emissioni nocive per l’uomo e l’ambiente. Purtroppo, presentano due limiti che ne hanno rallentato la diffusione.
Per questi motivi, prima di far scattare eventuali sanzioni si valuteranno i singoli mercati nazionali. L’Europa sarà più morbida con i Paesi nei quali l’elettrico è poco diffuso, concedendo loro degli “sconti” sui limiti di CO2. In queste realtà, la vendita di veicoli elettrici o con basse emissioni avrà un peso di gran lunga maggiore e “compenserà” i veicoli più inquinanti.
Quali saranno i parametri precisi usati a tale scopo? Secondo le ultime notizie, avranno diritto alle agevolazioni solo i mercati nei quali le auto elettriche sono meno dello 0,76% del totale. Questo purché siano state immatricolate meno di 1000 auto elettriche nel 2017. L’Italia è quindi esclusa dalla lista, dato che nel 2017 ci sono state 2147 immatricolazioni di auto ibride ed elettriche. Non è la sola a soffrire di questo problema.
I Paesi nei quali non sarà applicata la compensazione sono:
Vi si aggiungono:
Al contrario, la vendita di auto elettriche compenserà parte delle emissioni di CO2 nei seguenti Paesi:
In un primo momento, tutte queste norme non interessavano i mezzi pesanti. Una mancanza grave, se consideri che il 5% di veicoli industriali è responsabile del 22% delle emissioni totali. Nonostante l’obiettivo del -40% sulle emissioni, però, l’Unione Europea aveva lasciato fuori i camion e il trasporto su ruota. Adesso il Parlamento Europeo e il Consiglio hanno trovato un accordo per agire anche su questa fonte di CO2.
Entro il 2030, è prevista una riduzione del 30% delle emissioni di CO2 dei camion. Nel 2025 ci sarà un obiettivo intermedio, fissato al 15%. Sono entrambi obiettivi vincolanti, anche se quello del 30% sarà revisionato nel 2022. Per facilitare il passaggio a macchine meno inquinante, ci saranno incentivi economici per la ricerca. Si spera così di spingere i costruttori a trovare nuove tecnologie per ridurre le emissioni.
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